Il ritorno in Italia dei Cure (recensione dei concerto di Firenze, 1 novembre 2022)

Scritto da il 3 Novembre 2022

3 anni dopo l’ultimo tour nelle arene europee ed italiane, The Cure sono tornati in Italia con un nuovo spettacolo e un album di prossima pubblicazione.

Ecco com’è andata (spoiler: c’è anche la tracklist e il video integrale del concerto!)

I fan

È inutile chiedere ad un fan fedele, ostinato e (soprattutto) “attempato” dei Cure il motivo per cui continua ad andare ai loro concerti nonostante siano ormai considerati un gruppo datato e nonostante il loro ultimo album risalga a ben quattordici anni fa.

Il vero fan sa che assistere ad un live della band di Robert Smith e soci significa vivere per tre ore in un universo parallelo fatto di suoni avvolgenti, atmosfere oniriche, energia prorompente e, volendo, anche di spensieratezza e leggerezza, componenti che di questi tempi di certo non guastano. Significa dimenticarsi per un attimo delle convenzioni ed immergersi nella visione del mondo ideata da chi, dal 1979 in poi, ha letteralmente incantato e conquistato (e continua a farlo) generazioni di fans.

Seconda tappa del mini tour italiano al Mandela Forum di Firenze. Il pubblico, a giudicare dai vari accenti che si sentono all’ingresso, proviene da tutta Italia, soprattutto vista l’assenza di date nelle regioni centro-meridionali del paese.

Pubblico sicuramente non giovanissimo ma, nota positiva, molti sono venuti al concerto con figli adolescenti o ventenni al seguito, cosa che fa ben sperare per la formazione musicale delle generazioni future.

Il concerto

Mentre il palazzetto si riempie, gli scozzesi The Twilight Sad portano avanti la loro esibizione tra applausi di apprezzamento e sguardi impazienti e decisamente emozionati, accentuati da trucchi pesanti e ombretti neri.

Ore 20:19 precise, bisogna iniziare presto, che si sa, i concerti dei Cure durano in media tre ore.

La band sale sul palco, si posiziona. Inizia a suonare le prime note di Alone, brano contenuto nel nuovo album che speriamo tutti veda la luce entro l’anno corrente. Robert Smith fa la sua comparsa: di nero vestito, come al solito, capelli arruffati, occhi neri, rossetto rosso. Un tripudio di urla e applausi per lui, che cammina da una parte all’altra del palco per salutare il pubblico e si becca anche un oggetto non ben identificato addosso, lanciato da qualcuno seduto in tribuna, che lì per lì lo lascia interdetto e anche visibilmente irritato.

Ma lo show, per fortuna, da lì in poi va avanti senza intoppi. Alone si rivela un brano perfettamente in linea con lo stile dei Cure.

La scenografia, piuttosto semplice, consiste in cinque pannelli posti alle spalle della band che rimandano immagini ed effetti visivi in continuazione per enfatizzare i brani anche se, diciamolo, parliamo di canzoni-monumento talmente celebri che se anche venissero eseguite in una piazza spoglia lascerebbero chiunque senza parole.

Le canzoni

Il secondo pezzo della scaletta è Pictures of you, e chi conosce o ha già visto qualche altro live dei Cure lo intuisce ancor prima che venga eseguita la prima nota, in quanto Smith e Gallup, fedele bassista che macina chilometri sul palco e suona in posizioni improbabili, si avvicinano, si guardano e si “accordano” a vicenda, a testimoniare ancora una volta quanto sia saldo il legame che li unisce da decenni.

La prima parte del concerto procede in un’alternanza di brani nuovi e ancora sconosciuti come And nothing is forever e Endsong, e pietre miliari come A night like this, Cold, Burn, brano splendido contenuto nella colonna sonora del film Il Corvo ed eseguito con una potenza e una maestria travolgenti. E poi ancora At night, Charlotte Sometimes, Push, Play for today e un’inaspettata Want che, personalmente, reputo il brano più degno di considerazione contenuto in Wild Mood Swings, album del 1996 che in un certo senso ha segnato l’inizio della parabola discendente della band.

Complice l’acustica perfetta del Mandela Forum (chapeau a tutti, tecnici e fonici inclusi!), i suoni arrivano puliti, chiari, nitidi, avvolgenti.

La band

Jason Cooper è un metronomo impeccabile. Le tastiere ossessive di Roger O’Donnell e Perry Bamonte, che alterna tastiera e chitarra, creano dei tappeti magici di suoni eterei e dolorosi. Reeves Gabrels e Simon Gallup sono due certezze che arrivano dritte alla pancia, mentre la voce di Robert Smith risulta ancora pura, potente e perfetta come trent’anni fa, tanto da lasciare tutti increduli e da destare in chiunque il dubbio che il leader dei Cure sia un po’ il Dorian Gray della musica per via delle sue corde vocali ancora perfettamente efficienti e in grado di eseguire virtuosismi non da poco.

Tutti i musicisti sono parte di uno spettacolo eseguito senza sbavature. Robert Smith interagisce molto con la platea, è loquace, divertito, le canzoni sono perfette, è tutto perfetto, e il pubblico se ne accorge. Del resto, i veterani lo sanno, sono abituati. È un classico live dei Cure, come da copione.

I bis

Il primo encore si apre con un altro brano nuovo, I can never say goodbye e prosegue con due pezzi storici del primo repertorio della band, Faith e A forest, che ci riportano alle atmosfere più oscure e gotiche dell’inizio degli anni ‘80.

Con il secondo encore, Smith e company decidono che per il pubblico è ora di scatenarsi e di fare festa, e quindi via con Lullaby, The walk, Friday I’m in love, Close to me, In between days, Just like heaven e Boys don’t cry, sicuramente i pezzi più commerciali, pop e “danzerecci” del repertorio della band, che avranno fatto storcere il naso ai più duri e puri ma che, ci piaccia o no, riescono sempre ad entusiasmare chiunque.

Per inciso, per la prima volta in questo tour hanno suonato Hot! Hot! Hot!

Del resto, con un bagaglio di album e canzoni così vasto come quello dei Cure, non è facile stilare una scaletta in grado di soddisfare i gusti di tutti allo stesso modo. Io, personalmente, avrei sacrificato qualche brano un po’ più commerciale pur di ascoltare dal vivo capolavori come The Kiss o If only tonight we could sleep o Fascination street, ma questa è solo la mia opinione, e ciò non significa che magari, in futuro, non verrò accontentata.

La promessa

Il concerto finisce con Robert che promette “Ci rivedremo ancora!”, e noi che con il cuore gonfio, dopo anni di attesa e dopo quasi tre ore di musica che sembrano essere durate dieci minuti, non possiamo fare altro che attendere l’uscita del nuovo album per immergerci nelle canzoni del mondo perduto.

Ecco la tracklist del concerto dei Cure a Firenze, 1 novembre 2022

  • Alone
  • Pictures of You
  • Closedown
  • A Night Like This
  • Lovesong
  • And Nothing Is Forever
  • Cold
  • Burn
  • At Night
  • Charlotte Sometimes
  • The Hanging Garden
  • Push
  • Play for Today
  • Want
  • From the Edge of the Deep Green Sea
  • Endsong

Encore:

  • I Can Never Say Goodbye
  • Faith
  • A Forest

Encore 2:

  • Lullaby
  • Hot Hot Hot!!!
  • The Walk
  • Friday I’m in Love
  • Close to Me
  • In Between Days
  • Just Like Heaven
  • Boys Don’t Cry

Il video integrale del concerto dei Cure a Firenze

 

https://www.thecure.com/

 

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